Tranquilli...un sole a mezzanotte cosė l'ho visto anche io solamente in cartolina... ;-)

Un Casartelli a Capo Nord
Estate 1998

Diario di viaggio di un TDM e di uno Stefano Casartelli 



Sabato 25 Luglio 1998 - Primo giorno
Sono le 09:00, il cielo e' nuvoloso, la moto pronta per il viaggio. Esco dal garage e mi accorgo subito del notevole peso della moto: i tre bauletti GiVi, la borsa da serbatoio con le bisacce e lo zaino da montagna legato sulla sella fanno sentire la loro presenza. Mi dirigo verso il casello dell'autostrada di Como e per un soffio non sbaglio direzione andando verso Milano; sbagliare strada nella propria citta', dopo 6 Km, ti suggerisce che i prossimi 12.000 saranno molto avventurosi. Mi infilo in Svizzera per la E43, passo Lugano, Bellinzona, il San Bernardino, Chur. L'autostrada Svizzera corre tortuosa nelle valli circondate dalle alpi, sono i luoghi dei miei giretti autunnali e mi diverto a saltare nelle curve che si susseguono senza sosta. A Feldkirch, e' gia' mezzogiorno, mi fermo a rabboccare il serbatoio. Non ho molto tempo e mi limito a due grossi panini imbottiti catturati presso la stazione di servizio. Il TDM si accontenta di 14 litri di benzina per i 232 Km percorsi. Attraverso un lembo di Austria per raggiungere l'autostrada tedesca a Lindau. Piu' tardi scopriro' che sarebbe stato meglio uscire a Buchs (CH) e utilizzare il raccordo austriaco seguendo la A14. Inizia la veloce autostrada tedesca, la numero 7 che e' sempre l'itinerario E43, tra campi coltivati e colline passo Ulm ed arrivo alle 15:00 a Wurzburg per il solito rabbocco di carburante. Sono passate 6 ore e solo 477Km dalla partenza, mi mancano ancora 800Km alla fine di questa tappa di trasferimento che inizia a diventare sempre piu' noiosa. Accendo il cellulare per verificarne il funzionamento, e con piacere leggo un messaggio da Gago: "Che la forza sia con te", mai come in quel momento un SMS fu tanto gradito. Riparto piu' deciso, ora splende anche un bel sole. Passo Kassel, Hannover, Hamburg ed arrivo in riserva al confine con la Danimarca a sera inoltrata. Sono le 23.00 quando entro in una stazione di servizio dopo Flensburg. Quattordici ore per percorrere i primi 1.257 Km. Ho sonno e non credo di poter trovare un campeggio in zona. Fiero dell'etichetta dei motociclisti "Brutti, sporchi e cattivi", pianto la mia tenda in un prato dell'area di servizio. Mi sveglio nel cuore della notte mezzo congelato, la temperatura e' scesa e mi costringe ad usare il sacco a pelo. L'oscurita' della notte e' stemperata da una strana luce che mi anticipa le chiare notti oltre il circolo polare artico.

Domenica 26 Luglio 1998 - Secondo giorno
Smonto la tenda nel mio "campeggio" alle 06:30 e noto un bellissimo laghetto popolato da germani reali. Le aree di servizio danesi sono tra le migliori d'Europa. Faccio una colazione abbondante presso un bar nell'area di servizio, alle 07:40 sono di nuovo in marcia. Arrivo a mezzogiorno a Frederikshavn dopo aver passato frettolosamente una Danimarca luminosa sotto un bellissimo sole e spazzata da un vento continuo. Pago le 300 corone danesi (78.000 lire) per il traghetto delle 12:00 per Goteborg. Non ho la prenotazione e mi accodo tra i veicoli in lista d'attesa. Il vento e' incessante, c'e' qualche nuvola ma il sole splende sempre e porta la temperatura a 20 gradi. Il livello dell'olio e' sceso molto e dovrei rabboccarlo, ma il meccanico ha chiuso il tappo con una forza erculea e non mi e' possibile farlo. Un automobilista svedese mi offre i suoi attrezzi, e' un motociclista anche lui e mi chiede mille informazioni sul TDM. Io ho troppa fame per parlare e per rabboccare l'olio. Dal bauletto estraggo per la prima volta la famosa bresaola, compagna di tante avventure, incubo di coloro che a Nordkapp prima e sulle Lofoten poi saranno costretti ad aiutarmi per finirla. Ancora oggi non saprei dire se gli sguardi sbigottiti della gente sul molo erano per il motociclista che con un coltello da caccia strappava avidamente brandelli di rossa carne, oppure per il semplice motivo che in Danimarca ci sono severe leggi contro l'introduzione di carni (e' vietato introdurre carne di suino, avvicinarsi ad allevamenti di maiali e gettare rifiuti di provenienza animale). Riesco ad infilarmi sul primo traghetto ed in un paio d'ore sono a Goteborg, la piu' europea delle citta' scandinave, con il suo inconsueto tram, il bel porto e le casette appoggiate sulle colline. Io sono troppo ansioso di vedere il Grande Nord ed imbocco subito la E20. Mi fermo in quello che apparentemente potrebbe sembrare un parco: un chiosco dove mangiare e bere all'ombra, delle panchine in riva ad un laghetto, dei bagni bellissimi, prati ed aiuole curatissimi. Siamo in una semplice area di sosta svedese, quanto mi piacerebbe immergere in questo delizioso laghetto qualche dirigente della nostra Societa' Autostrade. Ho anche il tempo di prendere gli attrezzi da sotto la sella, allentare il tappo dell'olio ed aggiungere 400gr del prezioso fluido. Riparto felice di essere in questo Paese. Alle 20:00 sorpasso quello che in un primo momento mi era sembrato un altro parco, ritorno indietro e trovo il campeggio per la notte. Sono su un prato ai bordi di un laghetto dove nuotano molti pesci, il campeggio e' gestito da un simpatico orientale che si accontenta di 50 corone svedesi (10.000 lire). Monto la tenda, ed alle 21:00 il sole splende ancora abbastanza alto e la temperatura e' decisamente piu' mite rispetto alla ventosa Danimarca. Alle 22:00 il sole inizia a tramontare ma ci sara' ancora molta luce, prendo la pila elettrica e la abbandono nel bauletto, non verra' mai piu' utilizzata. E' finito il secondo giorno di viaggio, con 495Km di tappa, ma non e' male considerato il tempo necessario per il traghettamento in Svezia.

Lunedi 27 Luglio 1998 - Terzo giorno
Alle 05:30 sono gia' sveglio, smonto la tenda, mi faccio una bella doccia ed alle 07:00 sono di nuovo sulla E20 in direzione di Stoccolma. Ben presto lo stomaco reclama e mi fermo in un ristorante lungo la strada. E' il solito self-service, quindi faccio incetta di tutto quello che sembra commestibile, ma non mi sento soddisfatto. Il locale e' semivuoto, ma un provvidenziale svedese al mio fianco lancia un comando impressionante alla cameriera che corre in cucina a prendere un gigantesco piatto di patate arrosto, pancetta, uova, verdure, salse e quanto di piu' terribile per il fegato possa esistere. Dai miei occhi di bambino deve essere scesa una lacrima eloquente, perche' la comprensiva cameriera ha subito preparato un altro piatto anche per me. L'infaticabile TDM ha raccolto questo straccio di motociclista satollo, con il colesterolo a mille, e come un bravo destriero senza che gli dicessi nulla mi ha portato alle 13:30 a Stoccolma, giusto in tempo per il pranzo. La temperatura e' sui 25 gradi, la gente e' tutta in maniche corte, il traffico e' da capitale: eccessivo per i miei gusti di lupo solitario. Inoltre ad ogni semaforo tremo nel sentire un rumore di battito in testa, temo gia' per il TDM...con tutte le cose brutte che ho detto su di lui. Non erano le valvole, ma il segnale acustico per i non vedenti ai semafori. Riprendo la corsa verso nord lungo la E4, per fermarmi a Sundsvall al campeggio Flasians dove mi chiedono 75 corone. Ho percorso 858Km tra campi e colline, ma non e' ancora il paesaggio nordico che tanto desideravo.

Martedi 28 Luglio 1998 - Quarto giorno
Esco alle 07:30 dal campeggio, l'E6 continua ad attraversare boschi, prati e laghetti. Mi fermo a fare colazione in un ristorante con vista su di un lunghissimo ponte sospeso sopra un fiume. E' sconcertante vedere certe opere, capisci perche' gli stranieri quando vengono in Italia ci considerano arretrati. Sono in anticipo sulla tabella di marcia, ad ogni paese esco dalla superstrada e vado a curiosare. Arrivo comunque sempre in anticipo al confine con la Finlandia. Neanche il questionario statistico della biondina alla dogana mi fa perdere troppo tempo. Sono indeciso se effettuare una deviazione a sud, oppure proseguire, benche' in anticipo, verso nord. Proseguo verso nord. Lo scenario diventa sempre piu' maestoso, la strada sempre piu' dritta e i boschi sempre piu' fitti. Il traffico e' decisamente inferiore ed anche le abitazioni sono sempre piu' disperse. Ad un certo punto dopo la citta' di Tervola vedo l'indicazione per un campeggio dice: "10+10Km Camping", ok sono 20Km, pazienza ne cercavo uno sulla strada. Prendo la deviazione e dopo pochi metri la strada si restringe, per poi diventare sterrata. Il TDM si comporta bene, ma essendoci molti dossi mi alzo sulle pedane. Ad un certo punto vedo la prima renna...in rotta di collisione davanti a me. Per fortuna lei non si era fatta 800Km e cosi' mi ha evitato, che brava bestiola. Alla fine giungo al campeggio, dopo molti incroci nella foresta. Chissa' se domani ritrovero' la strada. Capisco subito che c'e' qualcosa di strano in questo posto: un laghetto, uno spiazzo erboso nella foresta e due baite di legno. se avessi saputo che quel campeggio si chiamava "The wild lapland" almeno sarei stato piu' preparato. Il benvenuto me lo danno uno sciame di zanzare, il gestore invece vuole 70 corone finlandesi. Mi guarda male quando gli dico che ho bisogno solo di una doccia e non della sauna. Poco convinto, mi prenota per una doccia nella baita adibita a sauna. Ritempratomi dal calore della sauna e dalla doccia bollente (una eresia per loro), vado nella baita principale e noto animali imbalsamati appesi alle pareti. Inizio allora a chiacchierare amabilmente con il gestore, parlando della comune passione per la caccia e la pesca. Mi racconta che nel laghetto si pesca anche d'inverno praticando un foro nella spessa coltre di ghiaccio, e mi mostra gli attrezzi. D'estate ci sono delle barche per girare tutto il lago, vorrei fermarmi per andare a pesca con lui, ma ho delle tappe precise, gli prometto che un giorno ritornero'. Bellissimo il momento in cui, parlando di particolari animali selvatici, non conoscendo i relativi nomi in inglese, abbiamo iniziato a comunicare con i disegni. Con grande felicita' per la notte che dovevo passare li fuori, ho saputo che nella foresta ci sono, oltre alle renne ed i soliti animali comuni della fauna europea, alci, linci ed orsi. Qui d'inverno la temperatura scende a 40 gradi sotto zero (record -50), ma cade poca neve, solo mezzo metro. Sono aperti tutto l'anno e mi fornisce l'indirizzo per tornare a far visita con maggior calma a questi posti dimenticati dalla civilta'.

Mercoledi 29 Luglio 1998 - Quinto giorno
Al campeggio "The Wild Lapland" vengo svegliato dal caldo nella tenda. Il sole splende in un cielo completamente azzurro. Mentre faccio una stupenda colazione nella baita scopro che in Finlandia sono avanti 1 ora rispetto a noi. Il campeggio e' completamente vuoto, sono commosso dalla cura e dall'abbondanza con cui la moglie del gestore ha imbandito un tavolone di leccornie, capace di sfamare un reggimento. Dalla finestra si intravvede il lago e la radura deserta, non voglio rattristare questa brava donna: mangio per un reggimento intero. Riparto, attraversando la foresta e ritrovo non so come la E75. In un soffio arrivo a Rovaniemi, che sorpasso senza neanche accorgermi. Fuori citta' sorge un complesso turistico sul 66.33 parallelo, il Napapiiri (Circolo Polare Artico in Suomi). Non posso sfuggire a questa macchina commerciale e mi fermo per la foto di rito davanti all'immancabile cartello turistico. Qui trovo degli italiani in camper, sono cinque giorni che non parlo italiano. Varcato il Napapiiri, come per incanto le renne si mostrano sulla strada. Continuamente trovo sul manto stradale dei segni di brusche frenate che finiscono immancabilmente nel fossato che corre lungo la strada, sono un monito piu' eloquente delle centinaia di cartelli di pericolo per renne ed alci. Salgo sempre piu' a nord, la vegetazione si fa' ancora piu' selvaggia e dei grossi nuvoloni, spinti da venti freddi, mi fanno indossare l'antipioggia. In queste zone ricche di laghi iniziano a vedersi dei kioski dove vendono salmone e pesce affumicato. Il salmone viene servito abbondantemente su fette di pane imburrato, ed e' il classico spuntino del turista. Meno gettonato e' il pesce affumicato, sara' per l'aspetto poco invitante. Invece questo pesce e' una vera leccornia, molto apprezzato dai locali, si conserva bene (anche nel bauletto) e costa pochissimo (3.000/cad). E' stato subito adottato come mio spuntino ufficiale. Giungo nel pomeriggio a Inari sulle rive del grande lago Inarijarvi, mentre faccio il pieno nel classico distributore gestito da un supermercato (self-service e si entra a pagare alla cassa) vedo passare gli Iveco della spedizione Overland. Parto, li seguo, li supero e mi fermo a fotografarli. A Kaamanen loro proseguono sulla classica E75, mentre io faccio una deviazione al percorso andando sulla meno battuta 971. Questa strada, praticamente come un nostro viottolo di campagna, costeggia il lago Inarijarvi in un paesaggio incantato tra boschi e tantissimi laghetti. Arrivo nel tardo pomeriggio a Svettijarvi, dove l'unico distributore di benzina della zona e' in stato di abbandono. Domani cerchero' benzina molto piu' a nord, in Norvegia. Speriamo di non rimanere a secco in queste lande, forse una tanichetta sarebbe stata di aiuto psicologico. Mi fermo per la notte al campeggio Nilituvat, dove pago 40 corone. Il campeggio e' sulla riva di un lago e mi gusto un tramonto da cartolina. Il TDM reclama altro olio, ne aggiungo 400 grammi (2.250Km dall'ultimo rabbocco). Ho percorso esattamente 4.000 Km dalla partenza. Vado a dormire nella tenda, la notte rimmarra' sempre luminosa. E' come se il sole appena tramontato risorgesse e l'alba durasse fino al mattino. Ci sono 10 gradi sopra lo zero, non piove, la moto e' perfetta e il paesaggio e' incantevole.

Giovedi 30 Luglio 1998 - Sesto giorno
Dal campeggio nella zona Nord del lago Inarijarvi parto per raggiungere la Norvegia, boschi e laghetti continuano ad essere la costante del paesaggio. Varco il confine con la Norvegia, le colline si appiattiscono e i boschi cedono posto alla steppa. Trovo una cisterna di benzina con un automobilista che aspetta. Chiedo se la pompa e' in funzione, mi risponde che aprira' tra un'ora. In Norvegia la maggior parte delle attivita' iniziano alle 9-10 del mattino. Sono in riserva: a qualcuno in Italia stanno fischiando le orecchie ;-) Proseguo ed arrivato in prossimita' del mare punto ad Est in direzione del confine con la Russia. Il paesaggio e la temperatura da nordico diventa polare, mi fermo ad indossare la seconda maglia di lana. La temperatura e' prossima allo zero, ma fortunatamente l'abbigliamento mi protegge molto bene. Sotto la tuta Dainese in pelle ho la comodissima felpa Dainese Windstopper che non lascia passare nemmeno un filo del gelido vento, la camicia a scacchi gialli regolamentare, due maglie di lana (la onnipresente "superpippo"), una canottiera in lana d'angora ed una in cotone. Arrivo a Kirkenes, siamo vicinissimi al confine con la Russia, si respira una strana atmosfera. Postazioni militari, radar, sbarramenti, ricordano la guerra fredda. Inverto la mia rotta e ritorno al bivio di Neiden. Qui il fiume Naatamojoki corre verso il mar Glaciale Artico, i salmoni saltando nella corrente lo risalgono per andare nei laghi dell'interno. A Varangerbotn lascio la E6 per risalire il Varangerfjorden lungo la 98. Sono zone non battute dal turismo di massa e si riscopre la naturalezza della gente. Passo Vadso e raggiungo, attraverso un tunnel sotto il mare, la cittadina di Vardo. Non ci sono turisti. Nelle vie del paese si sta' svolgendo una festa. Il paese si basa sulla pesca, nel porto ci sono molti pescherecci, ma a differenza di molte cittadine norvegesi votate al turismo qui la pesca e' veramente l'unica e vera attivita'. Questo non lo si legge sul solito cartello per i turisti, lo si sente dall'odore di pesce. Preso dalla fame mi fermo a mangiare, prendo una bella fetta di lardo alla brace in una bancarella e mi offrono anche una salsiccia e da bere. Proseguo per Hammingberg su una stradina tagliata nella scogliera attraverso un selvaggio parco naturale. Entro ed esco da fitti banchi di nebbia, l'umidita' e' altissima ed il freddo pungente. Arrivo al piccolo paese semiabbandonato, non c'e' nulla. Solo mare, renne e gabbiani. Mi fermo a guardare le onde che si infrangono sul vecchio molo, domani saro' a Nordkapp avvolto nella macchina turistica di Nordkapphallen. Avevo bisogno di respirare la natura prima di ritornare nella civilta'. Per la notte preferisco cercare un campeggio piu' a sud, qui la temperatura e' troppo rigida. Scendendo, km dopo km, il paesaggio si trasforma radicalmente: ricompare il sole caldo, i prati ed i campi coltivati. Mi fermo sul fiume Tana allo Storfossen Camping. Durante la notte inizia a piovere. Oggi mi sono fatto 667Km in un clima veramente rigido.

Venerdi' 31 Luglio 1998 - Settimo giorno
Smonto la tenda sotto la pioggia, ma riesco a non bagnarmi utilizzando tatticamente la tettoia dei bagni. Lo status di motociclista permette di vagare per il campeggio con in testa una tenda completamente montata alla ricerca di un posto asciutto. Seguo la E6 ed infine la E69, sempre sotto la pioggia. Giungo all'imbarco dei traghetti per l'isola di Mageroya, piove ancora ed a noi motociclisti consentono di salire prima per non lasciarci ulteriormente a mollo. Sbarco sull'isola tra nuvole e pioggia. Mi dirigo subito verso Nordkapp e pago le 175 corone per l'ingresso. Il biglietto permette di visitare per due giorni il Nordkapphallen, il centro turistico di Capo Nord. Ho percorso 5.036Km dalla partenza, pioviggina ed allora ne approfitto per girare all'interno dei padiglioni scavati nella roccia del Capo. Alle 19:30 risalgo in moto per andare in ricerca degli altri navigatori di IHM. Li trovo come stabilito al Kirkeporten Camping "the northernmost in the world". Ci sono: Alessandro, Barbara, Ivan, Diego e Giovanni. Chiedo se hanno gia' montato la tenda, i loro sguardi eloquenti mi suggeriscono di prendere anch'io una bella casetta di legno. Mi piego volentieri a queste comodita' della vita moderna, e' una settimana che non dormo su di un letto. Mangiamo tutti insieme al ristorante del campeggio e poi ci trasferiamo nella lussuosa dimora di Alessandro e Barbara a festeggiare il compleanno di Ivan. Ne approfitto per farmi aiutare a finire l'interminabile bresaola che mi porto dietro da una settimana. E' notte quando ci ritiriamo per dormire, ma nonostante le nuvole il cielo e' luminoso come in una normale mattina d'inverno in Italia.

Sabato 01 Agosto 1998 - Ottavo giorno
Mi sveglio alle 08:00 nel calduccio del bungalow. Fuori piove ancora, dopo una breve tregua tra la mezzanotte e le due. Ho gia' preparato i bagagli, ripiego la tenda che ho fatto asciugare, tra poco ci rimetteremo in marcia. Andiamo tutti insieme a visitare la scogliera di Nordkapp, Giovanni ci porta nel luogo dove aveva posato la targa in ricordo del suo amico. Dopo aver assistito all'entusiasmante spettacolo cinematografico sulle riprese di Capo Nord su uno schermo panoramico, e dopo esserci rifocillati, partiamo alla volta di Honningsvarg. Prendiamo il traghetto ed alle 18:00 mettiamo le ruote sulla terra ferma. Qui ci salutiamo e ci dividiamo. Io prendo la strada per Alta, che corre su degli altopiani in una steppa interrotta solo da qualche collina o laghetto. Mi fermo presso delle tende Sami per acquistare dei ricordi. (Sorvoliamo sul fatto che il "pastore" non si muoveva con una slitta ma bensi' con una fiammante Volvo) Prendo una pelle di renna (300knor) ed un trofeo(100knor), sempre di renna, che lego sopra lo zaino. Da questo momento saro' bersagliato dalle domande piu' strane su questo mio carico, nonche' dagli scatti delle macchine fotografiche. Per la cronaca: al Nordkapphallen una pelle simile la vendevano a 500knor. Arrivo ad Alta finalmente con qualche raggio di sole all'orizzonte, il cielo e' sempre coperto ma non piove e si vede l'azzurro. Al campeggio Solvang trovo un bel prato, al sole in riva al fiordo, dove montare la tenda. Il mare tiene lontano finalmente le zanzare, in compenso ci sono frotte di moscerini. Ho gia' percorso 5.294 Km dalla partenza.

Domenica 02 Agosto 1998 - Nono giorno
Nel campeggio sulle rive dell'Altafjorden mi sveglio sotto un cielo nuvoloso, ma la tenda ed il terreno sono asciutti. Affardello la moto e parto, ma mi fermo subito perche' i distributori aprono tra le nove e le dieci, inoltre oggi e' domenica e sono chiusi anche i self-service. Trovo una coppia di italiani con un supertenere, hanno fatto anche loro il viaggio attraverso la Svezia ma sempre sotto la pioggia. Mi sento graziato da Giove Pluvio. Faccio il pieno e mi dirigo verso le isole Lofoten. Giove Pluvio, appena invocato, cambia idea sulla mia sorte e sono costretto ad indossare l'antipioggia e sott'acqua faro' tutto il viaggio. Qualche ora dopo metto la freccia per accostare in un distributore, guardo nello specchietto e vedo la sagoma di un omone sopra una biciclettina. Sono Ivan su l'Africa Twin e Diego, riprendiamo insieme il viaggio. Diego ha gia' in mente un bel campeggio a Sortland, raggiungiamo la ridente cittadina su le Vesteralen e prendiamo possesso di un bellissimo bungalow. E' una casetta, ovviamente di legno, con due camere, un bagno e l'indispensabile cucina; paghiamo solo 650 corone al giorno in tutto. Arriva la sera e la fame si fa' sentire. Scendiamo in paese alla ricerca di qualche ristorantino caratteristico, vogliamo evitare i soliti locali per turisti. Troviamo un bel locale, molto pittoresco, dove riusciamo a mangiare una gustosissima bistecca di orca. Orca ? Beh, e' quello che siamo riusciti a capire dal disegno che ci ha fatto la cameriera. Anche se a parer mio dal disegno poteva benissimo essere un pesciolino rosso. Ritorniamo nella nostra casetta di legno stanchi ma felici. Ci fermeremo qui qualche giorno, giusto per visitare le isole e riposarci.

Lunedi' 03 Agosto 1998 - Decimo giorno
Ci svegliamo con molta calma e decidiamo di fare il bucato, il tempo e' ancora sul variabile, e' nuvoloso ma non piove. Partiamo per il nord delle Vesteralen, troviamo sempre il sole tranne qualche rara nuvola. Il vento ed il sole ci ha fatto venire fame, una fame tale che ci mangeremmo anche una balena. Ci fermiamo ad Andenes in un ristorantino tipico del posto. Certo, tipico per una cittadina nota per la caccia ai cetacei. Percio' eccoci nel piatto una generosa bistecca di capodoglio, e per la proprieta' transitiva delle pietanze, ne deduciamo che anche l'orca di ieri sera fosse anche lei un capodoglio. Fieri di questo schiaffo a Green Peace ci onoriamo anche di un attestato che recita "I ATE WHALE STEAK" firmato dallo Chef Dag Ivar Lund in persona. Ci rimettiamo in viaggio e sul ritorno ci fermiamo a fare delle foto su una bianca spiaggia. Se non fosse per le montagne potremmo spacciare le foto per quelle di una spiaggia dei Caraibi. Questa sera decidiamo di cucinare noi, e quindi assalto al supermarket. Tralasciamo gli sguardi, pieni di compassione, rivolti a quel motociclista con una tuta in pelle nera e gialla che piegava con il carrello tra gli scaffali. Ma non possiamo sorvolare sulla scena pietosa svoltasi davanti ai banchi refrigerati della birra: Sono quasi le sette di sera, la nostra gola reclama una birra. Ecco davanti a noi una lunga fila di armadi frigoriferi, con le ante trasparenti, pieni di bottiglie di birra. Mi avvicino per farne incetta. Stranamente notiamo una barra infilata nelle maniglie che ne impedisce l'apertura. Da buon italiano penso che sia per ovviare a qualche difetto di chiusura, e candido come un bimbo sfilo la barra e tento di avventarmi sulle birre. Un boato della folla disgustata blocca i miei insani propositi. Non capisco cosa mi stanno dicendo, ma suppongo: "Brutto sporco motociclista ubriacone, per giunta italiano, molla la birra". Come se niente fosse, con una faccia tosta da marpione, vado dalla cassiera (era la quinta volta) e chiedo spiegazioni. Ricevo la risposta che gia' temevo: e' vietata la vendita di alcoolici dopo le 18:00. Come cani bastonati ripieghiamo su delle birre analcoliche. Ceniamo con squisite tagliatelle alla panna e salmone, dosi industriali. Poi, eventi esterni, ci portano con la veemenza del lupo artico ad uscire dalla casetta per effettuare la manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri mezzi. Mai motociclisti furono cosi' fanatici nella pulizia della moto, mai motociclisti riuscirono a fare, stoicamente, la manutenzione per due ore in maniche corte e pantaloncini oltre il circolo polare artico di sera. Comunque si ringraziano le pubbliche scuole finlandesi per averci fatto scoprire, in modo del tutto fortuito, che eravamo senz'olio e con le pastiglie dei freni da sostituire. Tralasciamo di dire che qualcuno, Diego per non far nomi, voleva anche smontare il carburatore del suo Transalp. A notte fonda, piu' per il freddo che per altro, ritiriamo la nostra officina da campo e ci infiliamo nei sacchi a pelo.

Martedi' 04 Agosto 1998 - Undicesimo giorno
Oggi splende un sole meraviglioso, facciamo colazione con nesquick e pane, burro e marmellata. Ieri sera e' arrivato un pulman carico di sbarbine, sono gia' sveglie e ci salutano maliziosamente dalla finestra. A questo punto Ivan dice: "Perche' il vero motociclista da bar quando e' il momento di fare sul serio se ne va". Prepariamo i bagagli e partiamo. Facciamo un ultimo giro dell'isola ed alle 11:10 ci imbarchiamo da Melbu alla volta delle Isole Lofoten. Troviamo campeggio sull'estrema punta sud dell'isola, presso la cittadina di A. Il campeggio e' molto spartano, e pur di avere le moto vicino alla tenda attraversiamo una zona con divieto di transito, facendo fuoristrada tra massi e dossi erbosi. Gli sguardi assassini della gente erano tutti per noi. Non abbiamo voglia di muovere le moto, temiamo un linciaggio. Ceniamo in un ristorantino sul mare. Sul mare nel vero senso della parola, in quanto costruito su di un molo nel porticciolo dei pescatori. Tanto per cambiare mangiamo merluzzo.

Mercoledi' 05 Agosto 1998 - Dodicesimo giorno
Ci svegliamo presto al campeggio di A. Diego ed Ivan partono con il traghetto delle 07:00 per Bodo, io mi fermo per fare delle fotografie. Questa mattina il TDM compie 20.000Km, e pensare che ha poco piu' di quattro mesi. Il tempo nuvoloso mi spinge velocemente verso Svolvaer dove, per sole 40 corone, traghetto per Skutvik. Da qui la strada 81 corre tra boschi con finalmente delle belle curve. Ma soprattutto sono al sole. Sulla E6 una pioggerellina mi costringe a mettermi l'antipioggia. Arrivo alle 20.00 al campeggio di Svenningdal, 55 Km dopo Mosjoen. E' un tranquillo posticino vicino alla E6 ed affacciato sul fiume Namsen (50 corone). Mi considero fortunato perche' non piove, anzi ora il sole ha aperto uno squarcio tra le nuvole e mi riscalda la tenda. Ho gia' dimenticato i 716Km percorsi oggi, sotto nuvole e spruzzate d'acqua. E' stata una tappa di trasferimento, senza nulla di particolare.

Giovedi' 06 Agosto 1998 - Tredicesimo giorno
Lascio il campeggio con l'animo speranzoso, il cielo e' nuvoloso ma non piove. Purtroppo trovo ben presto la pioggia che mi accompagnera' fino ai sobborghi di Trondheim. Giove Pluvio mi concede una tregua per consentirmi di visitare la pittoresca citta'. Riprendo il viaggio lungo la E6, spina dorsale del traffico norvegese, attraverso Oppdal ed a Dombas la abbandono per infilarmi nella profonda gola del fiume Rauma / Lagen. Scoscese pareti di roccia delimitano la valle, qui inizia la terra dei Troll. Giungo in serata ad Alesund, distrutta da un incendio nel 1904 e quasi tutta ricostruita in stile Jugendstil. Pianto la tenda al Princess Camping, ma invece di una principessa trovo una megera. Probabilmente devo aver detto qualcosa di sbagliato. Chissa' cosa avra' frainteso ? Fatto sta' che ad un certo punto del discorso mi lancia i documenti e la ricevuta, e se ne va levandomi il saluto. Oggi ho percorso 802 Km, sono preoccupato dalla frizione che e' diventata ruvida e molto rumorosa. Ha piovuto quasi sempre, dandomi una tregua per le visite delle citta' e per montare la tenda. Chissa' perche' tutti quegli sguardi curiosi ? Non hanno mai visto un motociclista che mangia seduto sulla moto con la borsa da serbatoio trasformata in tavolino ? Che gente. Domani saro' nella regione del Sogn Og Fjordane, vedro' il fiordo piu' lungo del mondo ed il ghiacciaio piu' esteso d'Europa.

Venerdi' 07 Agosto 1998 - Quattordicesimo giorno
Il tintinnio della pioggia sulla tenda mi da' la sveglia nel campeggio di Alesund. Giove Pluvio e' clemente con me, e la pioggia cessa quando esco dalla tenda dandomi tregua fin quando finisco di caricare la moto e mettermi l'antipioggia. Ripercorro la strada fatta ieri, sono allegro perche' la direzione e' quella delle montagne. In una piazzola vedo ferma un'auto con due poveretti che spingono sul cofano, non riesco a capire dove vorrebbero spingerla, ma sicuramente hanno bisogno di aiuto. Mi fermo e mi avvicino per aiutarli, mi guardano perplessi, molto perplessi. Poi capiscono che voglio solamente aiutarli a spingere la macchina....e scoppiano a ridere: mi ringraziano, ma non sono in panne, avevano viaggiato tutta notte e si stavano stiracchiando le membra intorpidite. Arrivo al bivio di Sogge Bru, varco il ponte sul fiume Rauma ed imbocco la Trollstigvein ("Strada dei Troll") inizialmente attraverso un bosco incantato, dove mi aspetto che un Troll mi attraversi la strada da un momento all'altro, poi arrampicandosi sulla montagna. La strada fu' costruita all'inizio di questo secolo ed impiegarono vent'anni scavando la strada nella roccia. Arrivati agli 850 metri del passo, (850mt che sembrano i 3.000 delle nostre Alpi) si apre uno stretto altopiano dove trovo un provvidenziale rifugio. Scende una leggera pioggerellina, e la torta di mirtilli al calduccio della kafeteria sembra ancor piu' buona. La strada ora scende verso la gola del Norddalsfjord per giungere alla cittadina di Valldal. A Linge mi imbarco sul traghetto per Eidsdal, che si trova sull'altra sponda del fiordo. Da qui ci si inerpica lungo la "Strada dell'Aquila". Giunto ai 624mt del passo di Korsmyra, tra nevai e cumoli morenici, non soddisfatto dell'enorme quantita' di freddo presa, mi spingo sulla cima del monte Dalsnibba, 1476mt. La strada e' a pagamento, sterrata, a strapiombo, senza protezioni e sui lati ci sono nevai e lingue di ghiacciai. Il "belvedere" e' tra le nuvole e quindi il panorama me lo immagino guardando il depliant. La temperatura e' bassissima, mi si gelano le mani pur con i guanti invernali. Per immaginarsi quale potrebbe essere il clima qui a 1.476 metri, tra i ghiacciai norvegesi, basti pensare che laggiu' in riva al fiordo ci saranno quindici gradi. Scendo lungo i tornanti su di un terriccio bagnato, salutando con fare perplesso quel paio di motociclisti che, sbucando dalla nebbia, incrocio lungo la strada del ritorno. Ritornato a valle mi fermo e fare benzina insieme ad un motociclista austriaco che oggi avro' gia' incrociato cinque o sei volte, piccola la Norvegia. Rifornitomi saluto l'austriaco, che pero' mi prega di aspettare un secondo. Fruga nella borsa, io inizio ad incuriosirmi. Prende la macchina fotografica e mi scatta una foto. Va bene che sono due settimane che non mi faccio la barba, ho bottiglie e cibo appesi qua e la', la moto e' carica come un cammello dei tuareg, un paio di corna di renna fanno bella mostra di se sopra lo zaino, va bene tutto....ma non mi sarei mai aspettato di essere un soggetto cosi' folcloristico. Ora sarei curioso di sapere la didascalia che ha messo a quella foto. La strada corre tra montagne e fiordi, infilandosi in interminabili gallerie che sboccano su scenari imprevedibili, ora un laghetto, ora un fiordo. Arrivo a Bergen in serata, la leggera pioggia (che sarebbe meglio definire acqua nebulizzata) si interrompe per darmi il tempo di visitare la "capitale dei fiordi". L'ingresso alla citta' e' a pagamento, anche per le moto. Bisogna stare attenti perche' e' anche facile sbagliare strada e ritornare fuori dal "confine", (storia vissuta..) e per rientrare occorre pagare un'altra volta. Faccio qualche foto, ma ora ritornato nella civilta' devo avere un aspetto cosi' bizzarro che sono piu' le foto che mi fanno che quelle che faccio io. La pioggia riprende a scendere, ora con maggior intensita' rispetto agli altri giorni. Termino la visita alla citta' e mi dirigo verso Oslo. Sono le 23.00 quando giungo a Voss, non ci sono campeggi aperti e c'e' ormai troppa civilta' per piantare la tenda in quella bella aiuola al margine della strada. Mi fermo all'ostello di Voss, dove faccio venire un mezzo infarto al mio improvvisato compagno di stanza, un povero giapponese, che mi trova in mutandoni, barba incolta ed aspetto da tipico motociclista "brutto, sporco e cattivo".

Sabato 08 Agosto 1998 - Quindicesimo giorno
Il giapponese deve essere sicuramente gia' sveglio, lo vedo nascondersi dentro al sacco a pelo. Mi vesto in estremo silenzio, esco di soppiatto e lo saluto. Niente, e' ancora terrorizzato. Faccio una bellissima colazione, direi quasi esagerata, al buffet dell'ostello. Non piove piu' ed il sole ogni tanto fa' capolino tra le nuvole, sono in viaggio verso Oslo. Arrivato in prossimita' della capitale mi tolgo anche l'antipioggia, ora c'e' il sole. Sono contento, perche' mi ero promesso che in caso di maltempo mi sarei fermato solamente quando sopra la mia testa ci fosse un sole accecante. Visito Oslo, ma e' troppo trafficata per i miei gusti. Riscopro di essere veramente un lupo solitario, e tra tutta quell'umanita' mi sento a disagio. Mi dirigo verso la Svezia, ora non ho piu' un itinerario ben preciso, ma avrei intenzione di approfondire la visita alle coste del sud. Giove Pluvio si rende conto di avermi graziato troppo a lungo, e proprio in prossimita' del confine svedese scatena un diluvio tale da darmi l'impressione di essere su l'Arca, altro che TDM. Indosso l'antipioggia con una rassegnazione preoccupante. Riprendo la marcia sotto una pioggia torrenziale, per fortuna che ho il casco jet cosi' almeno non mi si appanna la visiera. Poco dopo la visiera sara' l'ultimo dei pensieri perche' la pioggia sara' cosi' fitta che la visibilita' diventa pressoche' nulla. Arrivo a Goteborg poco prima delle 20:00, e' giunto il momento di mantener fede ai miei propositi: mi fermero' solamente quando vedro' il sole. Corro verso il porto, trovo l'indicazione del traghetto per Frederkshavn e Kiel, chiedo ad un'addetta dove fosse Kiel e lei tutta candida mi indica il pontile da dove partira' la nave. Mi spiego meglio, volevo sapere dove fosse geograficamente Kiel. Ora la fanciulla e' sbigottita, e mi ricorda che Kiel e' in Germania, ma la nave vi arrivera' solamente domani. Dopo aver provato a chiedere se per caso non ci fosse un traghetto per Genova, opto per la piu' classica rotta Goteborg-Frederkshavn. Mi fanno il biglietto in tempo record, urlando di sbrigarmi ed avvisando la nave di aspettare un secondo perche' stava arrivando un'altro povero diavolo. Mi dicono di raggiungere la nave seguendo una linea gialla dipinta sulla banchina, bene perche' la visibilita' e' nulla. Talmente nulla che rischio di finire chissa' dove. Il suono della sirena mi richiama all'ordine. Salto sulla nave al volo, con il pontone gia' in moto, non ho ancora finito di parcheggiare che siamo gia' in navigazione. Sulla nave mi rifocillo e faccio gli ultimi acquisti. Al market della nave in un frigorifero vedo delle scatolette, sembra caviale, ne prendo due chissa' se sara' buono.(quando, qualche giorno dopo, provero' a mangiarlo spalmato su una fetta di pane scopriro', con terribile disgusto, che era tabacco) Due ore di navigazione e sono in Danimarca, ha smesso di piovere e nel cielo splende una grossa luna. Quanto tempo che non vedevo la luna. Sono sveglio da sedici ore, ma non ho sonno, mi infilo sull'autostrada E45 ed inizio il viaggio di ritorno.

Domenica 09 Agosto 1998 - Sedicesimo giorno
La luna si sposta nel cielo, io corro sempre verso sud. La notte scorre monotona lungo l'autostrada danese e poi quella tedesca, interrotta solo dalla sosta per il rifornimento ogni 250Km. E' l'alba, in qualche posto della Germania centrale, e tutto d'un tratto mi rendo conto che e' un giorno intero che sono in viaggio. La stanchezza diventa quasi un dolore fisico, mi fermo perche' trovo inutile rischiare a viaggiare in queste condizioni. Trovo una panchina in una piazzola di sosta, mi ci sdraio sopra e dormo una mezzoretta. Occhi curiosi mi fissano quando mi rialzo, incurante prendo il cartone di latte e cacao che avevo messo a scaldare sopra la testata e mi faccio una veloce prima colazione. I chilometri riprendono a scorrermi sotto le ruote. Ora il sole e' alto ed il suo bagliore sulla strada bianca e' accecante. Mi fermo in una stazione di servizio, la temperatura e' altissima, la gente sorseggia bibite ghiacciate. Sono ancora in tenuta invernale, mi devo alleggerire. Non saprei dire se gli sguardi perplessi sono per il fatto che mi sto spogliando o per le maglie di lana che sono riuscito a far saltar fuori dalla tuta. Riparto con solo una maglietta sotto la tuta, ma fa' ancora molto caldo. Poco dopo mezzogiorno varco il confine con la Svizzera, inizio a notare che non tutti i motociclisti rispondo al mio saluto. Lassu' al Nord tutti rispondono al saluto. A Splugen lascio la via percorsa nell'andata per salire attraverso il passo dello Spluga verso Madesimo. Mi fermero' qui il tempo necessario per riposare e asciugarmi le ossa dall'umidita' nordica. Appena tocco il letto mi addormento, sono le 15:00. Ho appena chiuso la piu' lunga tappa di questo viaggio: 2.200Km.

Martedi' 11 Agosto 1998 - Diciottesimo giorno
Dopo aver trascorso tutta la giornata di ieri a zonzo sulle montagne, rigorosamente a piedi, oggi riprendo la moto per concludere questo viaggio. Scendo la Valchiavenna incrociando qualche tedesco che risale la valle per tornare in Germania. Attraverso Lecco ed in un baleno sono finalmente a casa. Sono passati 12.000Km sotto le ruote del mio TDM, ma guardandolo sembra chiedermi di rimetterlo in marcia. Io invece ho bisogno di rifarmi con qualche bella mangiata nostrana, sono a casa solo e posso cucinare io. Apro il congelatore e cosa trovo ? Salmone e merluzzo norvegese.

Stefano Casartelli
Ed il suo Yamaha TDM 850


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